23/02/12

Il Min.Cul.Pop. : ministero della cultura popolare.

La censura è il controllo di libri e spettacoli compiuto dall'autorità pubblica al fine di accertare che essi non violino le leggi e le consuetudini morali; censura è anche controllo della corrispondenza, quale si pratica in guerra. La censura in Italia, consistente nella limitazione della libertà di espressione tramite il controllo della stampa, della radiodiffusione e della parola, nella repressione della libertà di associazione, di assemblea, di religione, si andò estendendo e rafforzando progressivamente durante l'era fascista (1922-1943) che istituì uno stato di polizia dove i cittadini erano controllati dalla polizia politica (OVRA).  La repressione  indusse comuni cittadini, scrittori e registi all'autocensura. 
L'attività censoria veniva  condotta dal Ministero della Cultura Popolare, comunemente abbreviato in Min.Cul.Pop.
Questo ministero,
formato su ordine del regime fascista, nacque nel 1937, creato dal Governo Italiano del Regno d’Italia che aveva il compito di controllare ed organizzare la cultura del regime anche se, in verità, esso già esisteva dal 1925 sotto il nome di “Ufficio Stampa”; così nell’anno della sua nascita vera e propria, i suoi poteri furono ampliati e di conseguenza venne modificato anche il suo nome. 
Il ministero aveva il compito di visionare ogni scritto pubblicato negli anni del fascismo e di sequestrare i documenti che potevano ledere alla struttura del regime, cosicché venivano pubblicate le veline, gli ordini di stampa, con i quali venivano impartite disposizioni riguardanti la struttura degli articoli ed i loro contenuto. Le’’ veline’’ contenevano indicazioni sulle notizie da trasmettere, che dovevano essere favorevoli al regime e all’idea che esso voleva dare dell’Italia pertanto  alcune tematiche furono bandite come la cronaca nera che non poteva superare le dieci righe per ogni numero, la “vecchia Italia”, l’inflazione, qualsiasi notizia che potesse suscitare pessimismo; altre nozioni furono messe in risalto, come le opere pubbliche, mostre e fiere organizzate dal regime, le idee di Mussolini. 
In secondo luogo, le veline, impartivano disposizioni specifiche sull’impostazione grafica dei giornali, come il fatto di movimentare tutte le pagine con grandi titoli o di vivacizzare la prima pagina con titoli su sette colonne (quando gli argomenti lo permettevano). 
Un interesse particolare era riservato al controllo delle fotografie, che iniziavano in quegli anni a riempire le pagine dei quotidiani e delle riviste, soprattutto dopo l’avvento del rotocalco, in cui assunsero in breve un ruolo fondamentale: nel caso di folle, per esempio, bisognava «scartare le fotografie con spazi vuoti», mentre se si trattava di strade e di opere pubbliche, bisognava scartare quelle che davano l’idea di disordine e caos. 
Qualche esempio: 
28/6/35: vietato pubblicare le fotografie di Carnera a terra. 
14/8/37: il Duce ha fatto un viaggio in Sicilia. Vietato pubblicare le foto che lo ritraevano mentre ballava. 
26/8/38: revisionare attentamente le foto di parate militari e premilitari: pubblicare solo quelle dalle quali risultano allineamenti impeccabili. 
13/6/39: ignorare la Francia. Non scrivere nulla su questo paese. Criticare invece sempre e comunque l'Inghilterra. Non prendere per buono nulla che ci venga da quel paese. 
13/7/39: vietato pubblicare foto di donne in costume da bagno. !!  

Il 3 aprile 1934 Mussolini emana una circolare che dà ordine ai prefetti di vagliare in anticipo tutti i libri in uscita nella propria provincia: dodici anni dopo la presa del potere, la censura preventiva diviene realtà. Il libro che aveva fatto scattare l’allarme è “Sambadù amore negro”, un romanzetto scritto sotto pseudonimo:  una storia di amore  tra un'italiana e un nero africano. Mussolini ha deciso che la politica razziale di un'Italia che sta per invadere l'Etiopia non può permettersi di pubblicare testi inneggianti agli incroci razziali e per questo il contenuto del libro veniva ritenuto pericoloso. 
Dal 1930, anche il teatro viene colpito dalla censura: 700 copioni rifiutati e 2.000 copioni tagliati.
Le parole proibite che venivano cancellate con più frequenza erano: Tiranno, Barbaro, Popoli, Insorgete, Oppressi, Guerra ingiusta, Sciopero, Insurrezione, Parroco, Mutandine, Suicidio, Angoscia, Culo. I concetti da evitare erano: Ateismo, Adulterio, Prostituzione, Omosessualità, Disobbedienza civile, Lotta di classe.
Ma il culmine della Censura di Stato si ha nel ’ 38 quando il Minculpop mette all’indice tutti gli autori ebrei.
Intanto scoppia la guerra e altre parole si aggiungono al lungo elenco delle proibizioni: Sfollati, Borsa nera, Ebreo, Coglione, Regime, Tortura, Negro, Inghilterra, Resistenza.
Bisogna però dire che il fascismo fu abile nello sfruttare i nuovi mezzi di comunicazione e seppe usare, inoltre, i più tradizionali strumenti formativi come la scuola, gli istituti culturali e le associazioni giovanili per “modellare le coscienze”.
                                                                                  
Camilla Gargiulo


Ricerca tratta da : blog ufficiale di Federico Regini, Wikipedia, Salotto culturale Stabia diretto dal prof. Massimo Capuozzo, Blog di cultura, politica, società, quisquilie e pinzillacchere di Giovanni Taurasi.

2 commenti:

  1. Un grande scrittore ha detto :- Non sono d'accordo con quello che dici , ma darei la vita perchè tu possa dirlo -. Ed è proprio così , perchè se un governo impedisce la libertà di parola, di pensiero , diventa molto pericoloso perchè si fa il lavaggio del cervello . E poi è brutto essere tutti uguali , mi piace che in qualcosa io possa distinguermi dalla massa ... =)

    Daniela Totano

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  2. Felicitazioni! é sempre molto bello vedere una ragazza che affronta la ricerca e ne pubblica i risultati.
    Massimo Capuozzo

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