16/01/13

Cristo si è fermato a Eboli


Il libro “Cristo si è fermato a Eboli” racconta in modo autobiografico l’esperienza dello scrittore Carlo Levi che, dal 1935 al 1936 per le sue idee politiche, viene obbligato all’esilio a Gagliano, un paese della Lucania.
Lo scrittore attraverso il racconto di un’avventura della propria esistenza descrive la vita arretrata di un piccolo paese agricolo del sud,le sue tradizioni, la mentalità, i costumi.
Il titolo “Cristo si è fermato ad Eboli”anticipa il tema del libro, perché dopo Eboli la strada e il treno abbandonano la costa di Salerno e il mare e si addentrano nelle desolate terre di Lucania dove non esiste una società civile abitata da cittadini, ma una comunità sostenuta da un sentimento di secolare pasienza e di rassegnazione a vivere una vita di stenti, malattie, 
patimenti. Nella cultura lucana la parola “cristiano”vuol dire uomo e lo scrittore nel titolo  riprende un’espressione che più volte ha sentito ripetere dalle bocche dei contadini che ha conosciuto e che esprime il loro sconsolato complesso di inferiorità:essi sono consapevoli di non essere considerati  cristiani né uomini, ma bestie, bestie da soma e forse ancora meno di bestie.
Carlo Levi è il testimone della presenza di un mondo senza tempo ancora legato alle pratiche stregonesche e a tradizioni primitive che vive all’interno dello Stato italiano che è inserito nella storia e rincorre la modernità e il benessere sociale.
Lo stile è informale e talvolta presenta vocaboli dialettali che servono a raccontare da vicino la cultura contadina in cui il protagonista si immerge. Nel racconto le sequenze descrittive si alternano a quelle narrative e in certi punti essi lasciano il posto alle  riflessioni dell’autore sulla questione meridionale e all’individualizzazione della sua eventuale soluzione.
Levi denuncia lo stato di povertà,ignoranza e malattia nel quale vivono i contadini meridionali e le ingiustizie,le violenze e lo sfruttamento che subiscono dallo stato borghese.
I contadini odiano lo Stato e i suoi rappresentanti locali:i signori,i podestà,i preti…..
Le iniziative dello Stato per i contadini sono inutili e insensate, perché provengono da un mondo lontano, diverso che non capisce i loro reali bisogni. Anzi lo Stato è considerato un nemico che impone loro tasse che li dissanguano e sacrifici di ogni tipo. 
Secondo Levi la questione meridionale è un fenomeno complesso che ha almeno 3 aspetti .
Il primo di questi è il contrasto tra il mondo della città e quello della campagna.
Il secondo aspetto è quello economico, cioè della miseria in cui vivevano le popolazioni del Sud.
Il terzo è quello sociale, cioè la presenza di una borghesia degenerata, immobile,impegnata solo a difendere i propri privilegi.
L’ autore sostiene che tali problemi si potrebbero risolvere solo se Stato e individuo non fossero più così distanti, ma divenissero un’unica cosa. Ciò si potrebbe ottenere solo concedendo autonomia a tutte le forze dinamiche della società le quali opererebbero finalmente per migliorare in modo consapevole la propria qualità di vita.
La lettura di questo libro è stata per me abbastanza impegnativa perché la narrazione è intervallata da continui riferimenti storici e riflessioni politiche e, a tratti, il linguaggio diventa un po’ complesso.
L’ autore  descrive minuziosamente e in modo realistico tutti i personaggi, i  paesaggi,le emozioni e le azioni. Tuttavia,attraverso la scelta di parole allusive e metafore, riesce bene a comunicare la sua angoscia, il senso di oppressione e prigionia dovuti all’immobilismo che avvolgeva Gagliano.
“Mi pareva di essere un verme chiuso in una noce secca” (pag.233) trasmette in poche parole lo stato d’animo con il quale viveva lo scorrere dei giorni,sempre  uguali l’uno all’altro con la consapevolezza di non “vivere” ma restare in attesa che arrivasse un futuro in cui poter di nuovo prendere parte alla Storia.
La tematica del romanzo mi è sembrata impegnativa ma allo stesso tempo,interessante perché mi ha permesso di approfondire la conoscenza di un periodo storico oggetto di studio in questi ultimi mesi di scuola.
Inoltre mi ha permesso di capire meglio le origini di una situazione che ancora oggi noi meridionali viviamo,nel nostro continuo confronto-scontro con le regioni del nord, nonostante molte lacune culturali e sociali siano state recuperate. 

Alessia Luce III C


Biblioteca Scolastica L. 111

Nessun commento:

Posta un commento